Nelle pagine degli autori antichi leggiamo i titoli di numerosi celebri capolavori della scultura greca soprattutto di età classica (V secolo a.C.), opera di grandi maestri come Mirone, Fidia, Policleto, Prassitele, Lisippo e molti altri. Alcune di queste statue, nel corso dei secoli, furono trasferite a Roma, spesso dedicate in templi e altri edifici pubblici, non di rado oggetto della passione di imperatori e altri facoltosi collezionisti. Repliche più o meno fedeli, nel medesimo formato dell’originale o in miniatura, popolavano i parchi e gli interni di abitazioni private, le scene dei teatri, le sale di impianti termali. Con il tempo, queste immagini pressoché ubique divennero non solo il veicolo per la conoscenza dell’arte greca dei secoli precedenti, ma anche gli elementi di un linguaggio in cui a certe opere e all’arte dei loro maestri erano associati concetti e ideali profondamente ‘romani’. Cosa ci insegnano, le cosiddette ‘copie romane’, a proposito della fortuna dell’arte della Grecia classica? Come si coniuga il concetto di ‘collezione’ a quello di ‘ornamento’ nella cultura artistica e architettonica romana? Quali valori trovavano espressione attraverso la memoria dell’arte greca?
Stagione: Autunno 2024
Data: 21 novembre 2024
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